Incubo by CRAVEN Wes

Incubo by CRAVEN Wes

autore:CRAVEN Wes
La lingua: ita
Format: mobi
editore: EDIZIONI PIEMME Spa
pubblicato: 2003-03-30T22:00:00+00:00


11

Nel laboratorio centrale del Complesso della Fontana, Peter Jance Jr. sognava a occhi aperti.

Intorno ronzavano quelli della sua equipe, indaffarati a perfezionare le idee che lo scienziato aveva seminato nelle loro menti e che nell’ultima settimana erano germogliate brillantemente. Cap Chu e Rosemarie Wiener avevano finalmente formulato le equazioni ausiliarie per il raggio di propulsione rinforzato, mentre Hank Flannagan aveva completamente ridisegnato il circuito di fusione. Ora era in grado di gestire possibili sovratensioni con una potenza tripla. Alex Davies aveva preparato una dozzina di modelli alternativi dell’arma completa e adesso, con voce bassa e monotona, stava facendo rapporto al capo sui suoi successi.

Intanto Peter si fissava le scarpe. La stanza odorava di mare, di polvere di gesso e del nuovo profumo di Rosemarie Wiener, l’ultima arma segreta della ragazza per cercare di conquistare il capo.

«… un’azione di distruzione completa dei tessuti biologici. In poche parole, il raggio scioglierà letteralmente i nemici. Una bomba atomica all’ennesima potenza più uno» disse Alex asciutto.

«Sì, ma poi sarà in grado di sparare di nuovo?» chiese Cap Chu.

«Continuo a fare delle prove, ormai ne ho fatte milioni. Neanche un fallimento, una resa garantita al 100%.»

Peter sollevò lo sguardo dal linoleum verde chiaro. Era chilometri lontano da lì, ancora nella baia fosforescente, in quell’acqua calda e luminosa dove si scioglieva nell’abbraccio di un angelo senza nome. «E le conseguenze?» Sentì la sua voce dire.

Tutti i presenti si girarono verso di lui. «Noi vinciamo» rispose Flannagan.

«E la gente che rimarrà uccisa?»

La stanza piombò nel silenzio. Solo un civile o uno Studentello del primo anno poteva sollevare un’obiezione del genere e Peter non era certo né l’uno né l’altro.

«Se ne andranno senza nemmeno accorgersene» proseguì Flannagan. «E, probabilmente, è quello che si meritano.»

Peter provò dei crampi alla pianta dei piedi. «Come con i nazi, intendi.»

I presenti si scambiarono alcune occhiate nervose. «Sì, proprio» intervenne Cap Chu. «Non è forse per questo che tuo padre ha lavorato alla costruzione della bomba A? Per mettere al tappeto i tedeschi…»

«All’inizio, era questa l’idea. Poi noi…», si corresse «… mio padre e gli altri si resero conto che i nazisti si erano cacciati in un vicolo cieco. La loro idea di un’arma nucleare era una pila atomica caricata su una barca e mandata in un porto nemico. Ma noi…», proseguì rivolgendo uno sguardo ad Alex Davies, che si mordicchiava soprappensiero il labbro inferiore «… loro andarono avanti comunque. Perché ormai c’erano arrivati. Una volta che si resero conto che potevano costruirla, non vollero fermarsi.»

«D’accordo, ma se i nazi tornano?» intervenne Rosemarie. «E se questa volta sapessero come fare?»

«Quando torneranno i nazi» la rassicurò Alex Davies, «non avranno certo le svastiche. Sarà gente che parla di pace e di armonia.» I suoi occhi ebbero un lampo malizioso. «Più o meno come noi.»

«Di chi parli?» chiese Cap Chu.

«Per esempio di Charles Manson… erano proprio queste le sue parole. Scusa, amico», Alex si rivolse nuovamente al capo, «cosa stavi dicendo?»

Peter si alzò e iniziò a misurare la stanza a grandi passi. «E se questa



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